Vulcani in Campania e Calabria: quali sono i rischi e come proteggersi?
Il Vesuvio, la Solfatara e il Marsili sono tre vulcani attivi che potrebbero eruttare in futuro. Quali sono le conseguenze di un'eventuale eruzione e quali sono i piani di emergenza per la popolazione?
Davide Sarno
Il Vesuvio è il vulcano più famoso e pericoloso d'Italia, situato nella provincia di Napoli. La sua ultima eruzione risale al 1944, ma il vulcano è ancora attivo e monitorato costantemente dall'Osservatorio Vesuviano. Il Vesuvio ha una storia eruttiva molto variabile, che va da eruzioni effusive a esplosive, come quella del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano. Un'eventuale eruzione del Vesuvio potrebbe avere effetti devastanti per i circa 600 mila abitanti della zona rossa, ovvero l'area più esposta al rischio di colate piroclastiche. Il Piano nazionale di protezione civile per il Vesuvio prevede l'evacuazione preventiva di questa zona, in base ai livelli di allerta stabiliti dall'Osservatorio Vesuviano, e l'accoglienza dei cittadini evacuati in altre regioni italiane. Il tempo necessario per l'evacuazione è stimato in circa 72 ore.
La Solfatara è un altro vulcano attivo situato nei Campi Flegrei, una vasta area vulcanica a ovest di Napoli. La Solfatara è un cratere di forma ellittica, caratterizzato da una forte attività fumarolica e da fenomeni idrotermali. La sua ultima eruzione risale a circa 4.280 anni fa, ma il vulcano è soggetto a bradisismo, ovvero a movimenti verticali del suolo dovuti a variazioni della pressione dei fluidi sotterranei. Il bradisismo può causare danni alle infrastrutture e alle abitazioni, oltre a modificare il livello del mare e la morfologia costiera. Un'eventuale eruzione della Solfatara potrebbe essere innescata da una forte interazione tra il magma e il sistema idrotermale, generando flussi piroclastici e colate di fango. Il Piano nazionale di protezione civile per i Campi Flegrei prevede la sorveglianza costante dell'area da parte dell'Osservatorio Vesuviano e l'attivazione di misure di prevenzione e mitigazione del rischio in caso di segnali premonitori di un'eruzione.
Il parere degli esperti sulle ultime scosse di terremoto avvenute in questi mesi nei Campi Flegrei è che si tratti di fenomeni legati al bradisismo, ovvero ai movimenti verticali del suolo causati dalle variazioni di pressione dei fluidi sotterranei. Questi movimenti possono generare terremoti di modesta magnitudo ma molto superficiali e quindi avvertiti dalla popolazione. Gli esperti dell'Ingv hanno affermato che attualmente la probabilità di una eruzione vulcanica nei Campi Flegrei è relativamente bassa, in quanto non vi sono evidenze di risalita di magma verso la superficie. Tuttavia, hanno anche sottolineato che il suolo si sta sollevando più velocemente negli ultimi anni, a causa della risalita di fluidi di origine magmatica da una profonda camera magmatica presente sotto l'area vulcanica. Questo sollevamento potrebbe avere effetti sulle infrastrutture e sul livello del mare, oltre a modificare la morfologia della caldera.
Per quanto riguarda il Vesuvio, gli esperti hanno spiegato che si tratta di un vulcano indipendente dai Campi Flegrei e che non vi è alcun collegamento tra le scosse di terremoto avvenute nelle due aree. Il Vesuvio è un vulcano attivo ma la sua ultima eruzione risale al 1944. Il vulcano è costantemente monitorato dall'Osservatorio Vesuviano, che stabilisce i livelli di allerta e i piani di evacuazione preventiva in caso di segnali premonitori di un'eruzione². Gli esperti hanno ricordato che il Vesuvio ha una storia eruttiva molto variabile, che va da eruzioni effusive a esplosive, come quella del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano. Un'eventuale eruzione del Vesuvio potrebbe avere conseguenze catastrofiche per i circa 600 mila abitanti della zona rossa, ovvero l'area più esposta al rischio di colate piroclastiche.
In conclusione, gli esperti hanno invitato la popolazione a non farsi prendere dal panico ma a seguire le indicazioni delle autorità e a informarsi sulle fonti ufficiali in caso di emergenza. Hanno anche sottolineato l'importanza della ricerca scientifica e della sorveglianza costante dei fenomeni vulcanici e sismici, per prevenire e mitigare i rischi.
Il Marsili è un vulcano sottomarino situato nel Mar Tirreno, al largo della costa calabra. Si tratta del più grande vulcano d'Europa, con una base di circa 70 km per 30 km e un'altezza di circa 3 km dal fondale marino. Il Marsili è considerato un vulcano attivo, in quanto presenta segni di attività magmatica e idrotermale, ma non si hanno notizie storiche di eruzioni. Tuttavia, alcuni studi hanno ipotizzato che il Marsili possa eruttare in futuro, provocando tsunami che potrebbero colpire le coste della Calabria, della Sicilia e della Campania. Il rischio di un'eruzione del Marsili è difficile da valutare, in quanto il vulcano è poco conosciuto e monitorato. Al momento non esiste un Piano specifico di protezione civile per il Marsili, ma si raccomanda alla popolazione costiera di seguire le indicazioni delle autorità in caso di allerta tsunami.
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