Granchi blu in Veneto sempre più in aumento.


Una minaccia per l'ecosistema e l'economia.

Davide Sarno 



Il granchio blu (Callinectes sapidus) è una specie aliena e invasiva originaria della costa orientale degli Stati Uniti, diffusa tra il Canada meridionale e l'Argentina settentrionale. Si tratta di un crostaceo onnivoro e vorace, che si nutre di vongole, cozze, altri crostacei, pesci e uova. Il granchio blu ha dieci zampe, di cui due sono chele robuste e appuntite, in grado di danneggiare le reti da pesca e le attrezzature degli allevatori di molluschi. Il suo carapace può raggiungere i 23 centimetri di larghezza e il suo colore è prevalentemente blu, con sfumature rosse sulle chele delle femmine.

Il granchio blu è arrivato nel mar Mediterraneo intorno alla metà del Novecento, probabilmente trasportato dalle acque di zavorra delle navi mercantili. Da allora ha colonizzato diverse aree costiere, tra cui il mar Egeo, la Tunisia, l'Algeria e il mar Adriatico. In Italia, il granchio blu è stato segnalato per la prima volta nel 2014 nel Delta del Po, dove ha trovato un habitat ideale nelle zone sabbiose e fangose della laguna. Successivamente, si è diffuso anche in altre regioni, come la Sardegna, la Sicilia, la Puglia e la Toscana.

La presenza del granchio blu rappresenta una grave minaccia per l'ecosistema e l'economia locale. Infatti, il granchio blu compete con le specie autoctone per le risorse alimentari e predilige le vongole filippine, una delle principali fonti di reddito per gli allevatori del Delta del Po. Inoltre, il granchio blu si riproduce molto rapidamente: una sola femmina può deporre da 700 mila a 2 milioni di uova e non ha grandi predatori naturali in Italia. L'unico nemico del granchio blu è se stesso: infatti, è una specie cannibale che si nutre anche dei propri simili.

Per contrastare l'invasione del granchio blu sono state adottate diverse misure da parte delle autorità competenti. Il governo ha stanziato 2,9 milioni di euro con il decreto-legge del 7 agosto 2023 per incentivare la cattura e lo smaltimento di questi animali. La regione Veneto ha stanziato 80 mila euro per i primi studi scientifici sulla diffusione e la distribuzione della popolazione di granchio blu. Inoltre, da giovedì 17 agosto 2023 sono state posate 300 nasse per monitorare gli esemplari presenti nelle acque venete e ottimizzare la pesca delle femmine.

La pesca del granchio blu ha anche uno scopo alimentare: infatti, questa specie è molto apprezzata in alcuni paesi, come gli Stati Uniti, dove viene cucinata al vapore o bollita e usata come ingrediente per paste, insalate e zuppe. Anche in Italia si sta diffondendo il consumo del granchio blu, che ha una carne bianca e saporita. Tuttavia, la pesca alimentare non è sufficiente a limitare l'aumento della popolazione di granchio blu, perché sono richiesti solo i granchi di maggiori dimensioni, mentre per contrastare la riproduzione bisognerebbe eliminare quelli più piccoli.

Il granchio blu è quindi un problema ambientale ed economico che richiede interventi urgenti e coordinati tra le varie istituzioni coinvolte. Solo così si potrà salvaguardare la biodiversità e la produttività delle zone costiere italiane.


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