Visita alla Certosa di San Martino

Esperienze al Museo vivendo l’arte con forme innovative

Di Pasquale Andrea Calabrese

Nella giornata del 27 aprile 2023, io e gli altri membri dell’associazione Cultur-Aut abbiamo sperimentato come avete letto dal titolo una visita alla Certosa di San Martino, nel punto più alto delle colline che si affacciano sopra la città di Napoli, mostrando dall’alto una visuale immensa della città con vista sul Vesuvio. Un luogo collocato sulla collina del Vomero accanto Castel Sant’Elmo, la visita ha visto coinvolti noi come membri e collaboratori del progetto Cultur-Aut insieme alla professoressa Alessandra Pagliano e della professoressa Erminia Attanaiese del dipartimento di architettura dell’università Federico II di Napoli e altri gruppi aggiuntivi. Ma vorrei cominciare raccontando in quest’articolo l’architettura dell’edificio, la certosa di San Martino costituisce in assoluto uno dei maggiori complessi monumentali religiosi della città e uno dei più riusciti esempi di architettura e arte barocca, nonché simbolo della pittura napoletana del Seicento. Questa struttura venne costruita da Tino di Caimano e Attanasio Primario secondo i canoni architettonici dell’Ordine dei certosini. Dell’opera originaria restano solo gli splendidi e suggestivi sotterranei gotici poiché la Certosa, tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Settecento, subì un cambiamento molto profondo. L’aspetto attuale della Certosa si deve al lavoro di tre architetti: Giovanni Antonio Dosio (1581) che ammorbidì la rigida immagine gotica conferendole un elegante stile rinascimentale e Cosimo Fanzago (1623) artefice della pregiata veste barocca e Nicola Tagliacozzi (1723) che riuscì a sintetizzare nel suo lavoro l’architettura, la pittura e la scultura distintiva del gusto roccocò. Edificata nel 1325 subisce fin da subito profondi cambiamenti fino a quando, nella seconda metà dell’Ottocento, la Certosa diventa Museo Nazionale Italiano. Nell’ampio cortile si vede immediatamente la facciata esterna della chiesa, una specie di scrigno della pittura e della scultura napoletana del Seicento e Settecento.


 Le cappelle, ai lati della navata, sono ricoperte da pietre marmoree, particolarmente preziose nella cappella ad opera di Cosimo Fanzago. Una vivace balaustra di marmo, pietre preziose e bronzo dorato del 1761 precede la zona del presbiterio. Nel coro, le grandi tele alle pareti sono dei più importanti artisti del XVI secolo. Gli armadi in noce (1587-1600) della sagrestia monumentale sono rivestiti di linee ad opera di artisti fiamminghi e napoletani. La nostra partecipazione a questa giornata è anche servita per conoscere quella che è stata sperimentata da noi come una visita fruibile grazie a un sistema innovativo come quello della realtà aumentata. Dove il turista può entrare in possesso di un casco con una telecamera dalla quale vengono raffigurate le immagini del museo con l’illustrazione di un personaggio animato creato dalla fantasia delle nostre idee per rendere l’esperienza dei luoghi di cultura anche un momento leggero e facile da interpretare. Alla fine della guida virtuale, siamo stati forniti anche di un questionario cartaceo sul quale abbiamo esposto il nostro riscontro, rispondendo a domande brevi e sintetiche sul racconto del museo e dell’esperienza vissuta. Il nostro impegno per dare l’opportunità di sviluppare un nuovo modo di accoglienza all’interno dei musei anche per chi è più fragile e un grande contributo, di collaborazione e spirito di squadra che io e il resto della squadra portiamo avanti da diversi mesi, perché ognuno di noi anche all’interno del nostro piccolo gruppo è diverso ma può dare grande aiuto anche grazie alla sua storia e al suo bagaglio di conoscenze personali. Come l’idea che oggi ho voluto raccontare della creazione di stanze di musei in realtà aumentata. A presto con tanti altri articoli.



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