Essere liberi di esprimersi attraverso la musica
Di Pasquale Andrea Calabrese
Ciao, mi chiamo Andrea ho 22 anni e da qualche anno ho accettato, all’inizio quasi per gioco, l’idea di dedicare una piccola fetta del mio tempo settimanale a delle attività musicali, avvicinandomi a quello che è in assoluto il mondo della musica in particolare ciò che riguarda “le percussioni”. Tutto è iniziato due anni e mezzo fa, dopo la pandemia, quando l’opportunità di provare a sviluppare le mie doti musicali non poteva che rendermi motivato. E già da un po' di tempo che, frequento un centro di Musicoterapia almeno una volta alla settimana e dedicando tempo agli esercizi di ritmica africana (con l’utilizzo del tamburo africano denominato “djembè”, con la lettura delle singole note su uno spartito o l’utilizzo di un metronomo per dettare i tempi in un brano), mi ha consentito di trovare un mio personale equilibrio. Quando, infatti, suono riesco a estraniarmi dal resto del mondo e a non sentirmi oppresso dalle mie solite ansie. Nel corso di questi due anni e mezzo, che non sono neanche troppi, posso già vantare di aver preso parte a diversi spettacoli organizzati dal centro, sia per scopo benefico sia in occasione di ricorrenze festive (come Natale). Il mio percorso come percussionista, sebbene iniziato relativamente da poco tempo, mi ha fatto rinascere e scoprire la mia attitudine per la musica, spesso poco valutata come forma di terapia per chi si ritrova a dover fare i conti quasi quotidianamente con tremendi attacchi di ansia. Gli strumenti di percussioni potrebbero sembrare meno attraenti rispetto al più romantico pianoforte, o al sax e al violino, ma vi assicuro che anche loro hanno un gran fascino: il djembè (tamburo africano), il woodblock (tamburo costruito con due blocchi di legno), il triangolo di acciaio e la sua bacchetta e, infine, la batteria, sono solo quelli più conosciuti ma ce ne sono tanti altri che neanche immaginiamo. Avete mai visto suonare su una caffettiera con il cucchiaino? Io sì ed è strabiliante!
Recentemente sono passato dal djembè alla batteria, uno strumento sicuramente più complesso del primo ma anche più accattivante, e che potrebbe facilitarmi all’utilizzo di altri tipi di percussioni. Insomma, una grande esperienza che spero possa proseguire per altri anni.
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